Rocco Cotugno nacque a Bonito il 9 marzo 1911, quartogenito di Michele Cotugno e Maddalena D'Alessio. Il padre Michele, falegname, morì il 2 febbraio 1913 all'età di 37 anni, quando Rocco non aveva ancora compiuto 2 anni e il fratello maggiore Giuseppe aveva appena 8 anni. Furono cresciuti dalla mamma Maddalena, aiutati dalla famiglia del nonno Giuseppe che fu agrimensore in Bonito. Il fratello Giuseppe fu avviato alla falegnameria e imparò il mestiere, in un paese vicino, da un esperto ebanista.
Rocco frequentò le prime cinque classi delle scuole elementari e cominciò, anche lui, qualche anno dopo, guidato dal fratello maggiore Giuseppe, ad imparare il mestiere di falegname ed ebanista.
I due fratelli si affermarono ben presto nel Comune e nella zona come rinomati artigiani .
Negli ultimi anni venti e nei primi del trenta produssero numerose mobilie su ordinazione, specie in occasione di matrimoni.
E' di questo periodo anche una riproduzione in scala, a traforo, del Duomo di Milano.
In gioventù Rocco sviluppò anche una passione per la pittura, producendo vari paesaggi su tela, e per la musica, entrando anche a far parte di un complessino locale. Riusciva a suonare ad orecchio molti strumenti a corda, alcuni dei quali costruiti da lui stesso.
Dopo i 18 mesi di militare fatti nel biennio 1934-35, Rocco fu arruolato, nel Settembre del 1937, ed inviato in Eritrea. Sbarcò a Massaua a fine anno 1937 dopo un viaggio in mare durato 15 giorni.
Dall' Agosto del '38 fu smobilitato e rimase, da civile, nella città di Asmara, fino a Maggio del 1940, collaborando col fratello Giuseppe che, invece, era già andato in Eritrea per lavoro, come volontario .
Nel Maggio del 1940 fu di nuovo arruolato per combattere nella brutta e perduta guerra di colonizzazione dell'Eritrea. In Aprile del 1941, a Massaua, cadde, insieme a molti italiani, prigioniero delle soverchianti e meglio attrezzate truppe inglesi. Fu trasferito prima in Sud Africa e poi in Inghilterra in uno dei numerosissimi campi di prigionia (precisamente il 144° campo di prigionia di Ruskin Avenue, Kew, Richmond Surrey, alla periferia di Londra, dove ora sorge l'archivio nazionale britannico). Come molti degli altri prigionieri decise di collaborare per avere in cambio qualche migliore trattamento e una misera paga. Sono del periodo inglese alcune chine su carta di fortuna e dei disegni architettonici a matita. Il periodo di prigionia durò quasi 5 anni, fino al gennaio del 1946, ben oltre la Liberazione e la fine della seconda guerra mondiale. Erano i prigionieri più dimenticati (circa 600mila italiani quelli della seconda guerra mondiale) e, forse, in Italia più di uno sperava che emigrassero per sempre.
Tornò in Italia nel gennaio del 1946 dove riprese la sua attività di falegname.
Il 15 Agosto del 1948, già uomo maturo e vissuto, sposò la diciannovenne Maria Tordiglione dalla quale ebbe, dal 1949 al 1971, cinque figli: Alfonsina, Michele, Anna, Antonio e Giuliano.
Lavorò prima come dipendente presso la segheria del cognato Antonio Fiore e poi come artigiano autonomo facendo da Maestro a numerosi giovani bonitesi.
Dopo il periodo della ricostruzione seguita al terremoto del 1962, il Maestro cominciò a riprendere il lavoro per il quale si sentiva più portato: la creazione dal legno.
Specialmente in questo periodo della sua vita presero corpo e forma mobili d'arte ad intarsio e ad intaglio, tavoli ad intarsio e intaglio, casse e cassapanche, bassorilievi, traforo, vassoi, cofanetti, lampadari oltre a numerosi dipinti e disegni.
In tutta questa attività il Maestro rivelò una straordinaria versatilità, inventiva ed originalità.
Le sue opere prendevano corpo a ritmo incredibile, la sua voglia di fare, di stupire e di stupirsi lo portava a creare un pezzo pensando già al successivo o ai successivi.
La sua vena, per troppo tempo messa in disparte, finalmente si poteva liberare e la voglia di fare esplodeva. Le sue capacità, le sue potenzialità, la sua inesauribile creatività potevano manifestarsi.
Il suo lavoro non ha mai conosciuto soste. Fino alla fine. Anche negli ultimi anni, quando il suo corpo era divorato da una terribile malattia continuò a intagliare, dipingere, comporre, disegnare.
I suoi pezzi sono stati esposti ed apprezzati in numerose mostre a livello locale, provinciale e nazionale .
Molti hanno traccia del suo talento e della sua arte, tanti lo ricordano per la sua grande semplicità così difficile a farsi.
Michele Cotugno
Maddalena D'Alessio
Le prime pitture
giovane ciclista
Al contrabbasso
Il Duomo, com'era
caporal maggiore
Padova -1934
Il libretto paga della lunga prigionia di guerra
La croce al merito
La croce al merito di guerra con i ringraziamenti postumi
Il matrimonio
( 15 agosto 1948)
la giovane Marietta
I 5 figli in una foto del 2015 : Alfonsina (professoressa di matematica e sccienze in pensione), Michele (professore di matematica e fisica in pensione), Anna (maestra), Antonio (commercialista), Giuliano (perito industriale, falegname ed ebanista, erede dell'arte del padre)
Una foto molto diffusa
UN DOCUMENTO
Certificato del Comandante dato agli italiani per il rimpatrio con il permesso di trasportare effetti personali.
Certificato n°578325.
Il caporal maggior COTUGNO ROCCO ha dichiarato i seguenti articoli e, per quanto a propria conoscenza, questi articoli sono stati legittimamente acquisiti.
Articoli in suo possesso al momento della cattura :
1 paio di pantaloncini cachi;
2 pull over; 2 gilet; 4 paia di pantoloni; 6 paia di calzini; 6 fazzoletti di stoffa; 2 asciugamani;
1 mandolino (fatto da lui).
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Articoli da lui acquistati in Gran Bretagna o dati a lui come regalo dai datori di lavoro o dagli amici :
1 paio di scarpe marrone; 1 paio di guanti; 2 libbre di gomme; 1 libbra di caffè.